“You just have to care about what`s around you and have a concern with humanity and the human comedy”
Leggere le fotografie di Elliott Erwitt riappacifica con il mondo.
A Parigi si è chiusa da poco la sua ultima mostra “Personal best, Personal Choice“, è un Erwitt che abbandona i panni del fotogiornalismo per restare un “amatore” – come lui si definisce – o “un curioso che scatta” e usa la fotocamera come un taccuino d’appunti mosso dalla passione che nutre per la condizione umana nei suoi aspetti leggeri e gioiosi.
Anche quando indaga in profondità, la sua visione ottimista della società e l’arguzia sono una costante nei suoi scatti, sopratutto in quelli “privati”, e in questo si distingue da molti altri Autori degli ultimi decenni che hanno documentato, interpretato e sublimato frammenti di alienazione, povertà, conflitti, cambiamenti, incertezze.
Erwitt mi ricorda piuttosto la contagiosa ironia di Louis Armstrong, una scanzonata e trascinante spensieratezza che non escludeva però momenti di grande poesia.
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In estrema sintesi, Elio Romano Erwitz è un ottantacinquenne nato in Francia da origini russo-ebraiche e cittadino americano dal ’47, è stato un fotografo freelance e membro dell’Agenzia Magnum (Robert Capa è stato suo mentore) e autore di scatti memorabili nel documentarismo degli ultimi sessant’anni (chi desiderasse un po` di biografia didascalica può trovarla qui )
In questi giorni a Roma sono esposti i suoi “Fifty Kids” (fino al 17 marzo 2013) dove affiora forse maggiormente la sua sensibilità e una fiducia nel futuro. Questo il link organizzativo, e qua un piccolo assaggio.
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Tornando al personaggio Erwitt vi propongo una breve video-intervista: è sul sito di Vogue Italia ed è peculiare sentirgli prendere le distanze in modo sornione da certa fotografia fashion o commerciale che pure gli ha dato da vivere; certi altri passaggi sono peraltro illuminanti e danno una misura del suo disincanto e della sua ironia:
http://www.vogue.it/vogue-starscelebsmodels/vogue-masters/2012/03/elliott-erwitt
Infine, due altri link interessanti:
– una buffa intervista di un Erwitt che risponde borbottando a suo figlio fotografo
– alcune note redatte dal New York Times in occasione della sua “Personal Best”
Alberto Baffa
Grazie alla tua segnalazione, ancora tempo fa, mi ero andato a vedere il suo sito e mi ha fatto -da mezzo analfabeta fotografico quale sono- un’enorme impressione.
Ehi, un amico mi ha giustamente fatto notare che l’inciso del mio post precedente è leggermente ambiguo… 🙂
Allora faccio come SuperSilvio e correggo l’affermazione… Intendevo formulare una concessiva: “nonostante io sia un mezzo analfabeta fotografico”, Erwitt mi ha fatto una grande impressione…
‘Notte a tutti
Senza dubbio tra gli esponenti di spicco della fotografia documentaristica americana, volto a sottolineare, spesso, l’aspetto ironico e umoristico nella fotografia di strada, nella serie sui cani ad esempio.
Acuto l’accostamento al grande Satchmo.
Grazie per le tue considerazioni e i riferimenti.
Max
grazie a voi!
Erwitt è ben rappresentato nelle librerie, essenzialmente con il Personal Best o con il corpus Scatti, ma il recente Sequentially Yours merita attenzione e rende onore al suo acume e a una preziosa progettualità (…anche nella street photography, pensate un po’… 🙂 )
Erwitt è davvero un grande. A proposito, vi segnalo questa intervista video: http://www.bbc.co.uk/news/magazine-17295728
Bravo Marco!
quella delle sue celebri Sequenze è una prova (ma ce ne era bisogno?) che in un grande fotografo c`è sempre una progettualità di fondo, anche nell`approccio più spontaneo come possiamo dire quello di Erwitt.
Alcune sono memorabili per la tipica ironia dell`Autore, altre sono… “momenti indecisivi” che aprono le porte all`introspezione.
Peter Conrad sul The Observer ci offre alcune interessanti chiavi di lettura, qui: http://www.guardian.co.uk/artanddesign/2011/feb/20/elliott-erwitt-intended-sequences
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