Cliché, ovvero: quando mancano le idee

E` molto raro che la buona fotografia possa prescindere da un pensiero, un percorso, un`idea personale, e questo con buona pace di chi ritiene questo una prerogativa della fotografia concettuale e che altri generi come la paesaggistica, la naturalistica o la street photography possano relegarlo ad “accessorio”.

Quando Erwitt stesso dice che il suo fotografare per strada ha a che fare con il vedere e non con le idee, sta sottolineando in verità una sua idea portante e una ben precisa progettualità, quella su cui ha lavorato per sessant`anni.  Più evidente ancora è il progetto messo in pratica da altri Autori che pure hanno giocato d`istinto, pensiamo al reportage di guerra di Capa o agli attimi fuggenti (pretesi tali)  di Cartier-Bresson… apriti cielo con quelli che invece di istinto neppure giocavano.

Allo stesso modo la fotografia del paesaggio che non si sottrae a questa necessità, qualora non si riduca ad una più o meno riuscita riproduzione della bellezza del Creato (definire neopittorialismo il nulla di molta produzione di oggi anabolizzata di pixel sarebbe già un atto eroico di indulgenza).

Giorni fa vi abbiamo proposto l`ironia dissacrante di Benedusi su certe presunzioni e sulla “bellezza inutile” di molte fotografie, quelle che si fermano alla piacevolezza senza raccontare un`idea.

Bene, lasciate che vi proponga questa scenetta:

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Cosa ci vedete?

a. un pittore
b. una serie di quadri
c. molte torri Eiffel
d. “un piacevole accostamento di toni caldi e freddi”
e. tutte le risposte precedenti
f. la negazione delle idee

lascio a voi la risposta, e il dubbio che molte foto – pur se partorite con le migliori intenzioni – abbiano alla fine questo sapore di surrogato.

gli “audaci” potrebbero provare a includere la luna in quel cielo, o a far stagliare la torre contro la via Lattea, o a far più setoso il fluire della Senna…
come i buoni progetti, anche i non-progetti hanno le loro mille varianti.

Ah, Paris!…

p.s. abbiamo citato Erwitt… eccolo con la sua consueta ironia: fate caso alla poca importanza che dice di dare ai significati e alle teorie costruite sulle foto, ma quante volte ripete il concetto del “pensare”, del metterci un pensiero dentro allo scatto…

Alberto Baffa

3 pensieri su “Cliché, ovvero: quando mancano le idee

  1. Che il perché di una foto sia fondamentale, non ci piove.
    In omaggio alla misteriosità della fotografia, anche il formarsi di questo perché sfugge alle regole: spesso precede lo scatto, a volte nasce in post produzione, persino a posteriori può generarsi.
    Tutto può succedere.

    La fotografia che hai postato è un vero corto circuito di significati… 😉
    Il quadro inteso come idea ma anche come risultato di un’abilità manuale, la quasi-ripetizione in parte giustificata dal concetto di manufatto, la fotografia che in parte si sovrappone e in gran parte si discosta da questa filosofia (questa immagine di Parigi è di per sé riproducibile n volte, ma non sarebbe un’altra opera, resterebbe la stessa), l’opportunità del riciclo commerciale di un’intuizione, e chi più ne ha più ne metta.
    E’ una tua foto, Alberto?
    Sarebbe interessante un trittico di quest’immagine di Parigi: la stessa fotografia ripetuta tre volte, fianco a fianco. L’esplosione dei concetti di cui sopra.
    Ciao, grazie!

  2. sì è una mia istantanea e la tua è una grande idea Giuseppe, certo più dirompente della quattro solarizzazioni alla Warhol che pensavo di tirarci su 😉

  3. Pingback: L`importante è crederci… | pensierifotografici

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