A Ponte City si affittano appartamenti di lusso con vista sulla città

Ponte City é il grattacielo residenziale più alto del continente africano. L’edificio, 54 piani, nel quartiere di Hillbrow a Johannesburg (Sud Africa), é stato progettato negli anni ’60, quando la zona era elegante e piena di clubs, ristoranti, jazz bars, negozi di dischi e librerie. Pensato per servire la borghesia bianca e completato nel 1975, il progetto prevedeva negozi e ristoranti ai piani inferiori, appartamenti di varie dimensioni ai piani superiori ed agli ultimi piani appartamenti di lusso su tre livelli, con sei camere da letto e vasche jacuzzi.

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Nei sei anni che furono necessari per la costruzione del complesso, peró, cambió tutto. Le tensioni latenti nelle townships esplosero nella rivolta degli studenti di Soweto del 1976, il mercato immobiliare crollò e il senso di sicurezza e fiducia che i bianchi in Sud Africa avevano nutrito fino ad allora sparí. I bianchi iniziarono ad abbandonare Ponte e ad essere sostituiti da neri ed immigrati. Il quartiere finì in mano alle bande criminali e la torre, pur non cessando mai di essere abitata, precipitó nel degrado diventando luogo di spaccio, prostituzione, scontri tra gang, omicidi e suicidi.

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La struttura, nonostante lo stato di abbandono, non ha perso del tutto le caratteristiche originarie di edificio nato per ospitare abitazioni di qualità superiore. La legislazione urbanistica imponeva che bagni e cucine fossero dotati di finestre; i progettisti realizzarono quindi un grattacielo in cemento armato di forma cilindrica, con finestre che corrono ininterrottamente lungo tutta la circonferenza esterna e da cui le stanze di soggiorno godono di una magnifica vista sulla città. Al centro, un gigantesco pozzo di luce circolare attraversa longitudinalmente tutto l’edificio per dare luce naturale ai locali di servizio.

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Nel 2007 alcuni investitori lanciarono l’idea di riportare Ponte ai suoi fasti originari. Fecero un accordo con la proprietà che consentiva loro di iniziare a ristrutturare gli appartamenti e pagare in seguito il prezzo dell’intero stabile con i proventi delle prevendite. Gli inquilini dei piani centrali furono sfrattati per primi e vennero avviate le demolizioni. Ma anche stavolta, nel corso dei lavori cambiò tutto: la crisi dei subprime del 2008 travolse gli investitori che non furono più in grado di fare fronte alle scadenze di pagamento e il progetto fu abbandonato.

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Più o meno in quegli anni, Mikhael Subotzky, fotografo sudafricano, e Patrick Waterhouse, artista inglese, iniziarono a documentare Ponte, fotografando la struttura ed i suoi abitanti e raccogliendo planimetrie, volantini, lettere, interviste, articoli di giornale, fotografie e tutto quello che gli inquilini sfrattati avevano lasciato negli appartamenti, ricostruendo dal punto di vista urbanistico, architettonico e sociale la storia di questo edificio fuori dal comune.

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Il risultato di questo lavoro di documentazione, Ponte City, dopo essere stato presentato ai Rencontres d’Arles nel 2011 e aver raccolto numerosi riconoscimenti, é ora in mostra alla Scottish National Portait Gallery di Edinburgo sino a fine aprile 2015 ed é stato raccolto in un bellissimo volume edito dalla sempre benemerita Steidl Verlag.

Il lavoro mostra come Ponte rimanga sospeso a metà tra le tracce ancora visibili dell’ambizione con cui era stato progettato e l’attuale stato di degrado, ancor più segnato dagli interventi di ristrutturazione lasciati a metà. Al tempo stesso, non é più un luogo pericoloso e continua ad essere parzialmente abitato; nelle interviste, i residenti si dichiarano affezionati a questo edificio e alle sue promesse di un futuro migliore e non mostrano avere alcuna intenzione di lasciarlo.

Un pensiero su “A Ponte City si affittano appartamenti di lusso con vista sulla città

  1. Bell’articolo su un luogo affascinante – avevo intravisto il lavoro di Subotzky da qualche parte. Mi vengono in mente esempi simili, come Corviale a Roma, tentativi di urbanizzazione integrata in un solo edificio, in parte collassati sotto il peso della loro stessa “massa critica”, ma allo stesso tempo vivi in un modo del tutto peculiare.

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